CHIETI - Un’altra mazzata. L’ennesima. Il Giudice Sportivo ha inflitto due giornate di squalifica del campo e duemila euro di ammenda alla Chieti Calcio. E’ bene sottolineare che le decisioni adottate dagli organi federali non si riferiscono al bollente dopo partita di Canistro-Chieti (aggressione alla squadra). Come riportato sul comunicato ufficiale, sono essenzialmente quattro i motivi che hanno determinato la sanzione: gli sputi indirizzati ad un assistente arbitrale; le espressioni dal contenuto altamente ingiurioso rivolte, nel corso del secondo tempo, agli ufficiali di gara; i due petardi lanciati sul terreno di gioco; il comportamento di alcuni sostenitori che "hanno scavalcato la rete di recinzione e colpito con le aste delle bandiere la panchina della squadra ospitante". Insomma, la squadra neroverde non sembra avere pace. Proprio domenica scorsa, infatti, il club neroverde aveva finito di scontare la precedente sanzione (tre giornate senza pubblico dopo i fatti che si erano verificati al termine dell’impegno interno contro la Civitanovese). La notifica della decorrenza immediata del provvedimento arriverà in mattinata. Il pubblico non potrà dunque assistere alle sfide contro Santegidiese e Recanatese. La società fa sentire la sua voce. E si affida ad un lungo ma significativo comunicato stampa: "Il Presidente, insieme ai soci ed ai dirigenti tutti, persegue il precipuo fine di promuovere e diffondere i valori essenziali e genuini dello sport, fra i quali la lealtà, l’onore ed il rispetto. Questa società impiega costantemente enormi risorse, sia finanziare che umane, non solo per la diffusione dei sopra menzionati valori sportivi ma, nello stesso tempo, per cercare di dare vita a un progetto ideale: ricostituire le fondamenta di una squadra di calcio a Chieti e dare continuità ad una realtà che aggreghi le passioni più spontanee e genuine della città, soprattutto in un momento particolare, dove la persistente crisi economica che attanaglia le imprese, si ripercuote sulle famiglie. A tal fine si vuole sottolineare che, malgrado il difficile periodo, questa società è partita sin da quest’estate con un unico obiettivo ben preciso: dare continuità al calcio a Chieti. A tal fine ha allestito una rosa che, fino al mercato di dicembre, era la squadra con l’età media più bassa. Rincuorata dai lusinghieri risultati ottenuti sul campo, la Società ha inteso rafforzare una squadra che bene aveva fatto, cercando di inserire elementi d’esperienza che aiutassero la stessa a raggiungere il prefissato obiettivo di inizio anno. Ovvero quello di ben figurare in questo difficile campionato. Alla luce di questi discorsi, malgrado alcuni spiacevoli ed inaspettati risultati negativi, sia i calciatori che lo staff tecnico hanno svolto un importante ed apprezzabile lavoro quotidiano, un lavoro i cui frutti questa società intende valorizzare". Poi, l’attenzione si sposta sui tifosi: "Per realizzare tali ambiziosi progetti la SSD Chieti Calcio è stata sempre vicina ai propri tifosi, apprezzandone consigli ed esternazioni. Allo stesso tempo, però, non può essere sottaciuta la condanna ferma e decisa della società nei confronti di un simile e deprecabile episodio di violenza che non ha nulla a che fare con il calcio e tutti quei valori che, con tanta fatica, cerca quotidianamente di promulgare. La Chieti Calcio non può permettere a nessuno di mettere a repentaglio l’incolumità dei propri atleti, tecnici e dirigenti tutti; la Chieti Calcio non può permettere, altresì, che tali ed altri simili episodi pongano in cattiva luce la propria immagine; la Chieti Calcio non può permettersi, infine, di subire altre pesanti sanzioni economiche e, come tra l’altro evidenziato nell’ultima decisione del giudice sportivo, giocare ulteriori partite a porte chiuse, con tutte le conseguenti e dannose implicazioni sia sotto l’aspetto finanziario che sotto il profilo dei risultati sportivi". Infine, viene lanciato un segnale. Forte e chiaro: "Qualora tali atteggiamenti e comportamenti dovessero reiterarsi e persistere, con sommo rammarico, a malincuore e dolorosamente, quale evidente segno dell’irrealizzabilità del progetto idealizzato, saremo costretti a disimpegnarci, riconsegnando la squadra nelle mani del Sindaco". La ripresa degli allenamenti. E’ stata una giornata intensa. I vertici societari, con a capo il presidente Walter Bellia, hanno incontrato la squadra prima che iniziasse il lavoro pomeridiano. Allenamento a porte chiuse e stadio presidiato dalla forze dell’ordine. Umore sotto i tacchi: la sconfitta di Canistro e la contestazione (e l’assedio) dei tifosi sembrano aver lasciato il segno. In serata, la società ha fatto il punto della situazione. "Il clima che si è venuto a creare – precisa il massimo dirigente teatino – potrebbe essere solo controproducente. Dobbiamo solo stringerci intorno alla squadra, dare fiducia al tecnico e cercare di tornare sulla strada maestra. Mi auguro, ad ogni modo, che la squadra riesca a rialzarsi". Programmi immutati? "Partendo dal presupposto che il Chieti è stato rinforzato, bisogna però sottolineare che il nostro obiettivo non è quello di arrivare primi a tutti i costi ma stazionare nelle prime cinque posizioni. Niente è perduto: il campionato è ancora lungo e l’equilibrio la farà da padrone fino alla fine. Sono sicuro che, se la squadra potrà lavorare in tranquillità, tornerà a regalarci tante soddisfazioni". Il derby con la Sant? "E’ una gara come le altre. E non credo che sia ancora decisiva: i conti si faranno nel mese di marzo". Gianluca Lettieri
IL CHIETI OSPITA LA SANTEGIDIESE MA LA TESTA E' ALTROVE La violenta contestazione da parte di alcuni tifosi ha lasciato il segno nella squadra neroverde. Il presidente Bellia, deluso, minaccia di andar via
CHIETI -
Il crollo di Canistro, l’aria che inizia a farsi pesante, gli atti di violenza del dopo-partita, la condanna della società, la stangata del giudice sportivo, l’"avviso" del presidente Bellia. A Chieti, gli eventi degli ultimi giorni hanno lasciato in eredità strascichi evidenti. E negativi. La squadra continua ad allenarsi in un clima che con lo sport c’entra davvero poco. Stadio ‘Guido Angelini’ presidiato dalle forze dell’ordine, allenamento a porte chiuse: l’atmosfera che si respirava ieri pomeriggio era la stessa di lunedì. Vincenzo Vivarini, assieme ai suoi ragazzi, è ancora scioccato.
I calciatori, alcuni dei quali sono stati colpiti dai tifosi, preferiscono non parlare. Restano in silenzio e preparano il riscatto dopo due partite troppo brutte per essere vere: un punto in 180’ rappresenta un bottino misero, specie se gli avversari incontrati (Real Montecchio e Canistro) dovranno sudare fino alla fine per centrare la salvezza. Ora bisogna reagire. Anche se la Sant vice capolista è l’avversaria più difficile che i teatini potessero incontrare sulla loro strada. Anche se il morale è ridotto ai minimi termini. "Così non va" esordisce l’allenatore di Ari, la cui posizione "non è in discussione" (parola di Bellia). "Per lascarsi alle spalle episodi simili – prosegue il tecnico neroverde – servono uomini con le spalle larghe, carattere e personalità. Bisogna pensare il meno possibile ai fatti che si sono registrati all’interno dello spogliatoio, subito dopo il fischio finale. Perché, quando si arriva alle mani, le cose iniziano a farsi pesanti".
La vetta resta distante sette punti. Troppi? "Fermo restando che il campionato è ancora lungo, nel giro di due incontri i tifosi hanno perso la stima che nutrivano verso i ragazzi. Siamo amareggiati". Dalla squadra ci si aspettava sicuramente di più. "Nessuno è felice quando non riusciamo a guadagnare i tre punti. Purtroppo, però, il nostro è un momento negativo. Nel corso di una stagione, tutte le squadre incontrano delle difficoltà: ultimamente è toccato a noi, prossimamente non è da escludere che anche altri attraversino un periodo-no".
Il derby contro la Sant, che verrà disputato a porte chiuse alla luce del provvedimento del giudice sportivo (due giornate di squalifica al campo), è già dietro l’angolo: "Devo essere sincero: è difficile dire con quale spirito i ragazzi scenderanno in campo. Certo è che bisognerà dare il massimo per uscire da quest’antipatica situazione". Vivarini ha cercato di ‘isolare’ i suoi ragazzi: "Ho parlato solo di calcio, analizzando la sfida di mercoledì. Ma ho tenuto in considerazione solo il primo tempo, perché, nella ripresa, sono subentrati fattori esterni all’aspetto tattico. Secondo il mio punto di vista, i primi 45’ di Canistro non sono affatto da buttare. Anzi…". Infine, una precisazione: "Il Chieti è una squadra di categoria. Nel girone F, diversi club sono attrezzati e, come ho sempre sottolineato, regna un equilibrio pressoché totale. Cercheremo di raggiungere il miglior risultato possibile. Senza troppi assilli, però".
IL PRESIDENTE –
Sono giorni difficili per Walter Bellia. Il presidente neroverde è un fiume in piena. "Chissà se, chi oggi sta creando enormi problemi alla nostra realtà, si sta chiedendo che futuro avrà il calcio a Chieti. A queste condizioni – si legge sul sito ufficiale della società –, assolutamente inaccettabili, il sottoscritto molla tutto e chiude baracca. Voglio vedere poi se ci sarà qualcuno in grado di continuare a fare calcio a Chieti, anche alla luce del fatto che in tutto questo tempo di imprenditori interessati al bene del Chieti non ne ho visti".Poi un invito per quella che, lo stesso massimo dirigente, definisce ‘parte sana della tifoseria’: "Quella che dice di tenerci al Chieti e che in queste ore ha dimostrato solidarietà e vicinanza alla squadra ed alla società. Devono essere loro ad allontanare coloro che vogliono invece solo il male". E ancora: "Nome e blasone non sono sinonimo di partite vinte. Se il Chieti è in serie D un motivo ci sarà ed anzi, tutti devono essere contenti perchè fino a due anni la mia squadra ed i miei tifosi giocavano contro il Casalincontrada. L'intenzione è far bene e riportare il Chieti in alto ma in queste condizioni al posto di risalire, e tutti sappiamo quanto sia difficile riuscirci, il calcio a Chieti finirà una volta per sempre. La presunzione, purtroppo, è un limite grandissimo". La società sta compiendo sforzi notevoli, "visto che l'imprenditoria locale non muove una foglia per il Chieti".
La squalifica del campo suona come una beffa: "Vi sembra il modo di dimostrare l'attaccamento alla propria squadra del cuore? Ripeto, se questo è il calcio io lascio tutto. E i motivi per non fare calcio a Chieti sono sotto gli occhi di tutti...".
Gianluca Lettieri
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